L'incidente che cambiò la storia dei rally: Toivonen-Cresto, 2 maggio 1986
- Un appassionato qualunque
- 2 mag 2020
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Il 2 maggio, per gli appassionati di rally, è una data difficile da mandar via dalla testa, soprattutto per chi c'era. Quel giorno del 1986, l'incidente mortale del pilota Henri Toivonen e del co-pilota Sergio Cresto, a bordo di una delle macchine più potenti di quella categoria, scosse il mondo delle 4 ruote.
La S4 del finlandese, infatti, sprigionava 480 cavalli e, durante il 1986, arrivava addirittura ad averne 650 grazie all'overboost regolabile dall'abitacolo. Ma quello che faceva andare veramente forte la Lancia, era il compressore volumetrico "Volumex" che permetteva al bolide di girare forte già a bassi regimi.

Il finlandese stava comandando il rally con oltre 2 minuti di vantaggio su Bruno Saby, alla guida della Peugeot 205 T16. Il francese, perse le speranze di vittoria, alzò il piede così da portare a termine il rally e assicurarsi il 2° posto. Alla 18^ tappa, però, la Delta guidata da Toivonen uscì di strada e prese fuoco. Per l'equipaggio non ci fu nulla da fare. Rimasero vittime della brutalità della vettura. Una curva presa troppo velocemente li scaraventò in un burrone dove rimasero con la macchina semirovesciata su un albero, il serbatoio cedette andando a spargere benzina sulle parti bollenti e la chimica fece il resto.
Le comunicazioni radio post-incidente sono terribili e sapendo cosa è successo fanno venire i brividi. La scuderia dice che "la macchina di Henri ha preso fuoco" e che bisogna chiamare i pompieri. Arrivò anche Saby ma non poté fare nulla per salvarli.
Quello che rimane dell'auto è da pelle d'oca: la gabbia, i dischi dei freni e poco altro.
L'ennesimo incidente che fece chiudere i battenti a questi mostri, tanto belli quanto mortali.
Quello che mi lascia senza parole, inoltre, è il giorno in cui accadde questo fattaccio.
Un anno esatto dopo l'incidente mortale di Attilio Bettega, anche lui a bordo di una Lancia, ma modello 037, sempre avvenuto in Corsica. Il destino è beffardo, a volte.
Queste erano auto che non perdonanavano, dove l'istinto (quasi di sopravvivenza) doveva essere tale da permettere al piede destro di far correre la macchina a tavoletta, tra le ali di folla che si aprivano al passaggio di questi missili così belli da volerli vedere talmente da vicino da rischiare la vita, pur di toccare quasi con mano proprio quel rischio e quell'adrenalina che si portarono via 3 tra gli uomini più veloci al mondo.
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