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Norifumi Abe: il samurai su due ruote

  • Immagine del redattore: Un appassionato qualunque
    Un appassionato qualunque
  • 4 mag 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Una leggenda già alla sua prima gara in 500cc. Legato al Giappone e assiduo pilota Yamaha.

Fa la sua comparsa nel motomondiale all'età di 19 anni, in sella alla Honda, moto che utilizzerà solo in questa gara, a Suzuka.

Sulla griglia si presenta questo ragazzino con il 56 sul cupolino di una moto rossa e i capelli lunghi e lisci che escono dal casco, liberi al vento. Non so perché questa cosa mi colpisce così tanto, però è simpatica e da quel senso di spregiudicatezza e di menefreghismo che per me lo rende indimenticabile.

Ma si parte e nessuno si immagina cosa può fare la wildcard giapponese finche i cari Doohan e Schwantz non se lo trovano in mezzo ai piedi quando stavano lottando per la vittoria.

Purtroppo per "Norick", l'anteriore lo abbandona alla prima curva a due giri dal termine, lanciandolo contro le barriere.

Da qui parte il disegno di un pilota in grado di adattarsi subito al mezzo con una facilità impressionante e l'idea che Abe abbia gli attributi per giocarsi qualcosa di grande.

In quell'anno, infatti, Roberts, rimasto sbalordito dalla performance del ragazzino, lo ingaggia per altre due gare, questa volta in sella alla Yamaha, dove ci rimarrà fino al tragico epilogo della sua carriera.

Si guadagna il posto fisso nel 1995 grazie ai due sesti posti a Brno e Laguna Seca. Non male per uno alle prime esperienze.

La prima vittoria arriva nel 1996, proprio a Suzuka, davanti a Crivillè e Russell.

Quella stagione arriva ad agguantare altri 3 podi, tutti terzi posti, che lo fanno concludere al 5° posto in classifica generale.

Il campionato 1996 sarà la stagione con il migliore piazzamento finale.

Nella sua carriera riesce a vincere soltanto altre 2 volte: Brasile 1999 e Suzuka, di nuovo, nel 2000.

Guardando, oggi, i risultati in carriera, si può dire che non ebbe grandi possibilità di fare bei numeri, se non qualche flash ogni tanto che lo portava ad avere il contratto sicuro l'anno dopo.

Nel 2003, infatti, fece da collaudatore per Yamaha, partecipando a sole 5 gare, non andando mai oltre l'8° posto.

Nel 2005 si sposta in Superbike ma arrivando, in tutti e due gli anni di partecipazione, a classificarsi solo 13° a fine stagione. Ovviamente, sempre su Yamaha.

Nel 2007 il tragico epilogo. Il 7 ottobre, a Kawasaki, a bordo della sua moto, si schianta contro un camion, il quale stava facendo un'inversione proibita su quel tratto stradale. Inutili i soccorsi per cercare di mantenerlo in vita.

A 32 anni ci lascia un grande pilota che ci ha fatto innamorare di lui con una sola gara.

Una gara che ispirò anche Valentino Rossi, il quale si mise la toppa sul sedere, quando correva in 125, con scritto "Rossifumi". Nel 2008, a Suzuka, dedicò la sua vittoria del campionato proprio al giapponese, correndo, inoltre, con un adesivo sul casco per ricordarlo.

Io non c'ero nel '94 ma quando ho visto i filmati della gara, ho provato una sensazione di brivido e mi ero messo a tifarlo, anche se ovviamente la gara era già conclusa.

Non dimenticherò mai quei capelli fuori dal casco e quel 56 verde stonato sul rosso della Honda.


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Image by Harley-Davidson

Mi piacciono i motori e mi piace dire quello che penso.

Sono un ragazzo di 24 anni e ho questa voglia di dire sempre quello che penso, molto schiettamente. Poi ho anche una passione motoristica molto forte. Infine, ho deciso di mettere insieme queste due cose.

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